lunedì 30 giugno 2008

L'origine morale



Siccome il mio amico moralista è andato in vacanza (anzi, in congedo parentale...), gli dedico questi spunti davvero moralisti dal libro di memorie "Un uomo al Castello" (Treviso, Santi Quaranta, 2008, pp.336, 15 euro) dell'ex presidente della Repubblica Ceca Vàclav Havel, recensito dall'Osservatore Romano di venerdì 27 giugno: "L'origine morale della vera democrazia".

"Sono convinto che non riusciremo mai a costruire uno Stato democratico e di diritto, se non costruiremo al contempo uno Stato umano, morale, spirituale, culturale".

E ancora:

"Ritengo che l'ordine morale sia superiore all'ordine legislativo, politico ed economico e che questi ultimi dovrebbero procedere dal primo, senza cercare sotterfugi per scansare gli imperativi. Credo anche che l'ordine morale abbia il proprio radicamento metafisico nell'infinito e nell'eterno".

Detto da un uomo politico, e letterato, che ha pagato con il carcere il dissenso dal regime comunista prima del 1989 e da presidente ha accompagnato il passaggio alla libertà dell'allora Cecoslovacchia.

Ora, il paragone con le vicende italiane passate, recenti e recentissime - con il nostro amabile premier impegnato a piazzare vallette mentre si riposa dalla sue fatiche giudiziarie - sarebbe troppo facile. Quindi fate conto che non l'ho fatto...


sabato 28 giugno 2008

Il polso del piede


La mia piccola Elisa (4 anni) è al mare con i nonni e il fratellino. La sento al telefono che i racconta la sua mattinata in spiaggia e soprattutto il bagnetto nell'acqua salata:
- Lo sai, papà, che mi bruciava il polso del piede perché avevo un taglietto?
- che ti bruciava?
- Volevo dire la caviglia...

Fuochi dentifricio



Siamo al mare, a cena in giardino. A un certo punto iniziamo a sentire degli scoppi in lontananza. Il piccolo Alessio, 4 anni, grida eccitato: "I fuochi dentifricio!"




(Foto da Flickr, creative commons, Gaspa)


giovedì 26 giugno 2008

Che cosa la fede non è





"Non è che molti sappiano, tra i credenti e i non credenti, che cosa la fede è, che cosa non è".

Inizia così, come sempre schietto e severo, l'ultimo intervento di Giovanni Casoli, scrittore, poeta e critico letteraio, sulla rivista Città Nuova. L'articolo, intitolato: "Che cosa la fede non è", cita lo scandalo sui giornali quando uscirono le lettere di Madre Teresa di Calcutta, con le sue confessioni di aridità e di lontananza da Dio. "Ecco, aveva perduto la fede, hanno detto. Ma è proprio il contrario. L'aveva trovata: nuda, buia, altissima, perfetta".

Nel rinviare all'articolo, come al solito arduo e insieme profondissimo, segnalo ancora questo passaggio:

"Purtroppo noi cristiani con la fede abbiamo scherzato assai spesso e continuiamo a scherzare oltre ogni decenza...E così i non credenti si sono fatti della fede un'idea del tutto erronea e fantastica: come se fosse un pacchetto di obbligazioni bancarie chiuse in una cassetta di sicurezza, che uno ha un altro no"...


La libreria vuota



Io non ci riuscirei mai. Regalare tutti i libri che leggo e mantenere la mia libreria completamente vuota.

Così sembra fare sorprendentemente Paolo Coelho, scrittore da 100 milioni di libri venduti, celebrato sul Corriere della Sera Magazine in edicola oggi. E fotografato nella sua bella casa con alle spalle una grande libreria a parete scandalosamente vuota. "Legge tanto Coelho - ci tranquillizza il direttore di Magazine - ma quando finisce, rivelano in famiglia, non tiene per sé il libro: lo regala".

Ora, a parte il fatto che tutto il servizio della rivista appare costruito come uno gigantesco spot pubblicitario. E la stessa notizia della libreria vuota mi puzza di artefatto (non è che il grande scrittore stava semplicemente traslocando?), l'idea in sé di liberarsi dei propri libri mi provoca fortemente. Una provocazione che mi ricorda quando lessi con dispetto - in un libro su san francesco - l'invito a fare del Vangelo l'unico libro della propria vita.

Non si trattava ovviamente di un rifiuto della cultura, ma di una provocazione alla libertà radicale. Libertà anche dai libri e da quello che possono rappresentare. Chi, come me, ama i libri sa bene quanto dietro di loro ci si può nascondere. Quale vanità si celi dietro il gusto o la mania di riempire un nuovo scaffale. Quale frustrazione nel vedere che quel tipo ce l'ha più grande (la libreria, si intende...) . Per non parlare dei maniaci bibliofili alla Marcello Dell'Utri.

E allora, liberarsi dei libri appare un gesto quasi "futurista", iconoclasta, non per dire però che niente conta. Per dire al contrario che l'uomo conta più di tutto, più di tutti i libri.

Ermanno Olmi, nel suo ultimo film Centochiodi, mostra una scena in cui un giovane professore inchioda furiosamente al pavimento i libri di una grandissima biblioteca. E termina, mi pare, il film con questa frase io credo autenticamente evangelica:

"Tutti i libri del mondo non valgono il caffé con un amico"



mercoledì 18 giugno 2008

Sesso, dieta e relax



Eccoli finalmente, ci mancavano: i "consigli per la maturità" del grande quotidiano progressista La Repubblica. Un bel titolo nella cronaca di oggi, a pagina 23, interamente dedicata agli esami che dovranno sostenere stamattina 500mila ragazzi in tutta Italia: "Sesso, dieta e relax". Ovviamente di studiare neanche se ne parla, perchè "Zero stress è la parola d'ordine". "Fare l'amore prima degli esami aiuta a rilassarsi e a trovare la giusta concentrazione" si legge subito nel boxino dei consigli. E chi non può fare l'amore perchè non è accoppiato come fa? Il giornale evidentemente non ci pensa, perchè altrimenti non esiterebbe a proporrebbe - per evitare odiose discriminazioni - masturbazione e sesso a pagamento!

Ora, c'è un discorso morale che vorrei fare, magari anche moralistico, e uno giornalistico. Quanto al primo: stiamo parlando di ragazzi 18enni (!), in un momento importante e delicato della loro "maturità" personale e culturale, in un periodo storico in cui il tema dell'educazione è al centro della preoccupazione di tutte le principali autorità e istituzioni sociali, pubbliche, politiche, spirituali. E noi che gli proponiamo? Cosa gli propone l'organo ufficiale dell'intellighentia progressita e moralista del Paese? Un bel po' di sesso come antistress. "Non proprio come terapia, questo no - precisa l'autrice del pezzo - e nemmeno come esercizio ginnico" (già, che volgavità...). "Ha un senso se è sentito"! Che belle parole, quasi mi commuovo.

E passiamo all'aspetto giornalistico. Ti può venire il dubbio, leggendo il titolo, che si tratti dei soliti consigli degli esperti, magari di quelle ricerche folli che tanto piacciono al web. E magari te la prendi col giornale solo perchè ha dato spazio e credito a idiozie e banalità messe in giro da altri. E invece no. Leggendo il pezzo ci si accorge subito che è proprio tutto merito del giornale e della brava giornalista Alessandra Retico, alla quale hanno evidentemente commissionato il servizio per stare sulla notizia - l'esame di maturità - dicendole di sentire la voce di qualche esperto e di fare un pezzo "fresco", magari "giovane", leggero". E lei ha giustamente tirato fuori il capolavoro, superbamente titolato dal giornale.

Ma leggiamo l'attacco del pezzo, davvero memorabile: "Un tempo si diceva ai ragazzi a letto presto, adesso si aggiunge per fare sesso. Prima degli esami, aumenta la concentrazione e rilassa. Agli studenti che quest'anno affrontano la maturità...un consiglio di quelli che non si erano sentiti mai: sesso terapeutico, sesso è bello". Fantastico. Poi l'articolo prosegue con varie amenità sull'alimentazione. Il professore Cannella che tranquillizza i "genitori apprensivi": "Nessun ragazzo è mai morto di fame per un compito". Un giro sui siti dedicati agli studenti per capire che aria tira, tra trovate e bravate. Infine, l'invito al relax: "L'esame così è solo un cerimoniale, tanto vale trarre un vantaggio personale" dice l'ottimo pedagogo (pedagogo!) Benedetto Vertecchi. E la giornalista chiosa fiera: "Divertirsi ad esempio, che è un modo di crescere".

Davvero bravi. Da rimpiangere il vecchio sesso, droga e rock & roll.

Santa Montessori, fulminali tu!


martedì 17 giugno 2008

Me ne frego


"Non siamo più italiani fregandocene degli altri, lo siamo di meno".

Prima pagina di Avvenire di oggi. Giorgio Paolucci commenta così l'ennesima tragedia di immigrati clandestini annegati in mare per arrivare in Italia e accusa: "C'è in giro un'apatia, un'indifferenza (se tale è) che ci atterriscono". E il titolo dell'editoriale suggerisce un parallelo: "Se questa sorte fosse toccata ai nostri emigranti".

E' bello leggere sul giornale dei Vescovi (almeno ogni tanto, direbbero i cattivi) parole così nette su questo argomento, alludendo polemicamente ad un'idea di identità nazionale (magari pure "cattolica") che tranquillamente o persino orgogliosamente "se ne frega". Quei poveri morti, prima di essere clandestini (e ora come facciamo ad arrestarli...) sono - dice Giorgio Paolucci - "tutti nostri fratelli nella comune umanità. Ad essi ci unisce molto più di quanto sembra dividerci".

lunedì 16 giugno 2008

Non credere in niente


Ad un ragazzino cui aveva regalato un libro illustrato, il grande scrittore inglese Gilbert Keith Chesterton disse pure: "Non credere in niente che non possa essere raccontato in immagini colorate", mettendolo in allerta rispetto agli "sproloqui e le critiche dei padanti".

Ha ragione Chesterton - lo dicolo immodestamente dal piccolo della mia esperienza - le cose sono vere se possono essere raccontate anche ai bambini. La semplicità, del resto, diceva il mio professore di lettere al liceo, non va confusa con la facilità, la leggerezza, la banalità. Una cosa, una verità può essere semplice e allo stesso tempo difficile. La storia della salvezza, ad esempio, la nascita, morte e resurrezione del Cristo, è un racconto semplicissimo e difficilissimo allo stesso tempo. Capace per questo di nutrire e plasmare due millenni di storia dell'arte, del pensiero, della teologia, e di essere ugualmente rappresentata "bambinamente" nel presepe di Natale, nelle vie crucis popolari, nei racconti per ragazzi (non posso non pensare qui alle mie letture delle Cronache di Narnia).

G.K. Chesterton, cui la rivista Civiltà Cattolica e l'associazione culturale Bombacarta hanno dedicato in questi giorni un convegno internazionale, è uno dei campioni di questo raccontare le cose grande ai piccoli, di questo comporre l'alto con il basso, l'universale con il particolare, lo spirituale con il materiale, l'invisibile con il visibile. Per questo la sua lettura è spesso un grande godimento, oltre ad essere un grande nutrimento.

Quando colpo di testa


Torno dopo un po' di tempo sulla lingua dei bambini. Sabato mattina vado al parco con mio figlio Giosuè, 6 anni, eccitatissimo perché - gli avevo detto - andavamo a fare gli allenamenti di calcio (siamo sotto europei, capirete...).

La scelta del pallone è fondamentale. "Papà, prendo questo più leggero - mi dice - perché così quando colpo di testa non mi faccio male..."

Quindi allarga le braccia all'altezza del petto e mi fa: "Papà, le tengo sempre aperte così non faccio fallo e non mi espulsono..."

E' decisamente pronto per fare il telecronista sportivo...

venerdì 13 giugno 2008

Emergenza rumeni


"Siamo già all'emergenza rumeni"

Non è un titolo di cronaca, ma la vignetta di stamattina su Il Mattino, a commento della partita di oggi Italia-Romania. Lo so, passo dal serio al faceto, ma l'ho trovata divertentissima. L'autore è Marassi.

giovedì 12 giugno 2008

Buchi nel cielo


"Le stelle sono buchi nel cielo da cui filtra la luce dell'infinito".


E' un periodaccio per Ticchettòcche, che come avrete notato ha rallentato di molto la sua frequenza di scrittura. Nulla di grave, se non la stanchezza - mentale (morale?) più che fisica - che mi toglie forza e ispirazione. Che mi appanna la vista e mi impedisce di scrivere e raccontare. Perchè scrivere è innanzitutto guardare. E anche l'ascolto nasce da uno sguardo nuovo sul mondo.


E allora niente di meglio di una bella citazione - trovata per caso - per ricominciare, o almeno per interrompere il digiuno. La frase è di Confucio e testimonia proprio di uno sguardo-bambino sul cielo stellato. Le stelle non sono luci perse, vaganti nel buio dell'infinito. Al contrario è la notte il velo che a fatica contiene la luce straripante e infinita.
(Foto da Flickr, creative commons, Teresa Stanton)