sabato 25 dicembre 2010

Natale - Pare ci sia in giro Dio


Luce

Pare ci sia in giro Dio, stamane
entra senza chiedere permesso

né bussare in ciò che resta

del mio monolocale, e chi

se lo aspettava, mi dico,

proprio adesso…

È una luce troppo chiara e amara


irreale limpida e sfuggita

tra nubi come macchie

sul cielo che è uno straccio

allo stremo teso sulle case


È a suo agio, comincia a camminare

a luminosi passi silenziosi

sopra il pavimento a scivolare

tra scarpe, libri, fogli, fotocopie, un mucchio


sparso di CD per terra e poi si siede

sulla sedia e mi vergogno

degli abiti che fanno una catasta colorata

cresciuta a dismisura in questi giorni


Troppo in fretta, caro Dio, è arrivato

il fine settimana, perché non hai avvertito
non mi hai dato tempo per tornare


alla civiltà (se esiste), e liberare

il lavabo dei piatti da lavare

rintracciarti una tazzina e strofinare


per offrirti un bel caffè tra i fiori

freschi e non questi cadaveri

di plastica col capo reclinato

sopra libri ancora, e sigarette,

monetine, gadget, dizionari,

cartelline, lettere d’offese

di stima, e di bugie, poesie


un rimborso FS di due euro da riavere

il certificato elettorale

la lista delle cose da non fare
(fumare, cercarlo, mangiar male)


che appena lasciano filtrare
il marmo (di plastica) del tavolo


Grazie, Dio, per essere venuto
dove ormai non entra (per fortuna)

più nessuno, tendimi una mano,

che mi alzi e in tutta fretta vinca


questa mia stanchezza invalidante
la mestizia soffocante che mi toglie
il fiato per tornare ad essere all’incirca
quella che sembravo prima d’incontrarlo


Mi dici di salvare le mie piante (si sporgono

ti cercano), che io lascio seccare

guardandole morire per potere
uccidere qualcuno anch’io, a mia volta.


Dio, accomodati pure, non ti formalizzare

non mi rimproverare se mi lascio

un poco andare e mi circondo


del disordine in cui hanno messo

il mondo, lo so che hai altro da fare

ma liberaci, se ti capita, dal male


fatto da quelli che usano il tuo nome

e non sanno cos’è la compassione

delle umiliazioni che c’inducono a ingoiare


i pavidi, i pazzi, i polli, i potentelli
gli pseudocredenti e tutti quelli

che non trovano altro modo

per potersi realizzare


Ma piano, mio Dio, così mi accechi

ma non ero preparata a tutta questa vita

a una primavera arrivata nonostante


e al tremito di luce sulle mani stanche.



E' lunga, ma merita assolutamente la lettura questa poesia di Chiara De Luca, l'ultima che ho estratto dal libro di Spadaro. Si intitola Luce (da La coda della galassia). Il Natale, l'avvento di Dio, significa che lui è in giro da qualche parte. Significa che è entrato senza chiedere permesso, senza bussare, al di là di ogni attesa prevedibile: e non ero preparata a tutta questa vita...


(Foto da Flickr/creativecommons/diomedent)



venerdì 24 dicembre 2010

Vigilia di Natale - Non aspetto nessuno


L'attesa si fa tesa, sfibrante, imminente, anche se non aspetto nessuno. Quarto testo dal breviario poetico di Natale di Antonio Spadaro. Per il giorno della vigilia ho scelto la celebre poesia Dall'immagine tesa di Clemente Rebora (da Canti anonimi). L'annunciazione è un polline di suono, impercettibile, un bisbiglio.

Dall'immagine tesa
vigilo l'istante
con imminenza di attesa
e non aspetto nessuno:

nell'ombra accesa
spio il campanello
che impercettibile spande
un polline di suono
e non aspetto nessuno:

fra quattro mura
stupefatte di spazio
più che un deserto
non aspetto nessuno:


Ma deve venire,
verrà, se resisto,
a sbocciare non visto,
verrà d'improvviso,
quando meno l'avverto:
verrà quasi perdono
di quanto fa morire,
verrà a farmi certo
del suo e mio tesoro,
verrà come ristoro
delle mie e sue pene,
verrà forse già viene
il suo bisbiglio.


(Foto da Flickr/creativecommons/wholehole)



giovedì 23 dicembre 2010

Quanto più taci


Cresce con l'attesa il bruciore dell'assenza, della solitudine. Ma nel silenzio (quanto più taci) si annuncia una venuta, un grido, presagio di ben altro fuoco. E' la ricerca di Elena Bono, terza poesia di avvicinamento al Natale dal breviario poetico di Antonio Spadaro.

[Io brucio e non ho tregua nel mio ardore]

Io brucio e non ho tregua nel mio ardore
nè chiedo.
Io sono sola nel desterto
del mio amore.
E tu lontano
nascosto nei tuoi cieli.
Ma ti sento venire
come il vento

quanto più taci
.
Solleverai la sabbia
coltuo grido,
sarai con me una cosa sola:
turbine che risale nell'altezza
e colonna di fuoco.


mercoledì 22 dicembre 2010

Il Calabrone


Seconda poesia di avvicinamento al Natale, dal libro di Antonio Spadaro. Dalla dimensione del buio si passa a quella della ricerca. L'attesa vive di ansia e rabbia, finché non si spalancano le finestre.

La poesia è Il Calabrone, di Pierluigi Cappello, da Assetto di volo

C'è un'ansietà d'attesa nella stanza:
il calabrone è un acino di rabbia.

Ha descritto da parete a parete
spigoli d'aria. Ha cabrato e picchiato.

Sfiorato sul tavolo frontespizi

e costole, cime di suppellettili

le rime di me trascritte sui fogli.

Ho spalancato tutte le finestre,

abbandonati i fogli. Fuori il sole
è fiorito sui rami, sorridente
fra me che scrivo e la parola niente.



(Foto da Flickr/creativecommons/Andres Rueda)



martedì 21 dicembre 2010

Chi sei tu?


Dal libro prezioso di Antonio Spadaro - Nell'ombra accesa. Breviario poetico di Natale - prendo 5 poesie a partire da oggi per avvicinarsi al 25 dicembre, riproducendo in sintesi la sequenza buio, ricerca, annunciazione, visione che nell'intenzione dell'autore rappresentano i passaggi che l'uomo compie attraversando l'attesa. La condizione umana - scrive Spadaro - è radicalmente di attesa. L'uomo è vivo finchè attende, ha detto nelle settimane scorse Benedetto XVI.

Partiamo quindi dal buio, con la poesia di Par Lagerkvist:

[Uno sconosciuto è il mio amico]

Uno sconosciuto è il mio amico,
uno che io non conosco.

Uno sconosciuto lontanto lontano.
Per lui il mio cuore è pieno di nostalgia.

Perchè egli non è presso di me.

Perchè egli forse non esiste affatto?

Chi sei tu che colmi il mio cuore della tua assenza?

Che colmi tutta la terra della tua assenza?





ma che li fate a fa'?


“Ve ringrazzio de core, brava gente,
pé li presepi che me preparate,
ma che li fate a fa’? si poi v’odiate,
si de st’amore nun capite gnente…
Pe ‘st’amore so’ nato e ce so ‘ morto,
da secoli lo spargo dalla croce,
ma la parola mia pare ‘na voce
sperduta ner deserto, senza ascorto.
La gente fa er presepe e nun me sente;
cerca sempre de fallo più sfarzoso,
però cià er core freddo e indifferente
e nun capisce che senza l’amore
er presepe più ricco e più costoso
è cianfrusaja che nun cià valore”.

Trilussa


(In foto, il mio 'sfarzosissimo' presepe di quest'anno...)





giovedì 16 dicembre 2010

Semmai


"Nessuno è nato sotto una cattiva stella; ci sono semmai uomini che guardano male il cielo"

(Dalai Lama)

Rubo questa citazione che non conoscevo dal blog di un giovane web writer e scrittore, Davide Nonino, esperto anche di marketing e comunicazione. Il blog si chiama Parole Appiccicate. Lo segnalo con piacere perchè è sempre ricco di spunti ironici e orginali.


P.S. Per l'immagine di questo post avevo inizialmente pensato ad una stella, ma poi mi è venuta in mente questa, di Alessandro Pinna, un amico che sa guardare bene il cielo)



lunedì 13 dicembre 2010

Una notte per gioco


La Galleria

La galleria è una notte per gioco,
è corta corta e dura poco.


Che piccola notte scura scura!
Non si fa in tempo ad avere paura.



Questa bellissima filastrocca è di Gianni Rodari. L'ho scoperta per caso attraverso questo bel blog sul Corriere.it, che approfitto per segnalare: Il Posto delle favole, di Andrea Salvatici.



(Foto da Flickr/creativecommons/foto3116)



lunedì 6 dicembre 2010

Il pegno



"Non permettete a voi stessi di pensare in maniera grossolana. Il pensiero è un dono di Dio ed esige che si abbia cura di sé. Essere precisi e chiari nei propri pensieri è il pegno della libertà spirituale e della gioia del pensiero".


Pavel Florenskij







(Foto da
wikipedia, "Filosofi", Florensky e Bulgakov, di Michail Nesterov, The Tretyakov Gallery, Moscow, Russia)






domenica 5 dicembre 2010

Tutto è intimo



"Tutto è intimo"

(Alles ist innig)


Holderlin, citato da Giovanni Casoli: "La bellezza è quel legame tra le cose per cui tutto è intimo" (Sul fondamentico poetico del mondo)



(foto di Maria Cristina Falaschi)



sabato 4 dicembre 2010

Dei piccoli fiori



Dio si stanca dei grandi imperi
ma non dei piccoli fiori


Rabindranath Tagore








(foto fa flickr/creativecommons/mao_lini)




venerdì 3 dicembre 2010

Miei cari


Miei cari, qual millennio

è adesso nel nostro cortile?


Pasternak, 1917






(Foto da Flickr/creativecommons/lorenzinhos)