martedì 4 agosto 2015

Quello che accade al mondo


Il libro della natura è uno e indivisibile. Il mondo è qualcosa di più di un problema da risolvere, è un mistero da contemplare: in una foglia, in un sentiero, nella rugiada, nel volto di un povero. Perchè l'universo si sviluppa in Dio, che lo riempie tutto. 

E poi ancora.

Ogni creatura riflette qualcosa di Dio e ha un messaggio da trasmetterci. Ogni creatura canta l'inno della sua esistenza. Insieme a tutte le creature, camminiamo su questa terra cercando Dio. Il divino e l'umano si incontrano nel più piccolo dettaglio della creazione, persino nell'ultimo granello di polvere del nostro pianeta.

Sono alcune delle espressioni e delle immagini che ho trovato più belle tra le pagine dell'enciclica ecologica di papa Francesco, Laudato si'Non sono un esperto di tematiche ambientali: il linguaggio poetico, evocativo, è ciò che più mi colpisce, insieme all'approccio globale - "ecologia integrale", la chiama - che mette insieme lo sguardo e la riflessione politica ed economica, sociale ed etica, teologica ed ecclesiale. Ogni approccio parziale, settoriale - teorizza Francesco - è un approccio insufficiente. La tecnologia, in particolare, che "pretende di essere l'unica soluzione dei problemi, non è in grado di vedere il mistero  delle relazioni che esistono tra le cose".

Citando il patriarca ortodosso Bartolomeo il papa denuncia: "Un crimine contro la natura è un crimine contro noi stessi e un peccato contro Dio". Della crisi ecologica occorre prendere "dolorosa coscienza". Ancora meglio, bisogna: "Trasformare in sofferenza personale quello che accade al mondo". Bellissimo. Ai credenti rimprovera invece la negazione del problema, l'indifferenza, la rassegnazione comoda, la fiducia cieca nelle soluzioni tecniche.

I nemici dell'ambiente sono il "paradigma tecnocratico dominante" - con i suoi risvolti finanziari - e l'ossessione consumistica. Disegna scenari apocalittici, papa Francesco, pur senza abbandonare mai la speranza. 

"Questo secolo potrebbe essere testimone di cambiamenti climatici inauditi e di una distruzione senza precedenti degli ecosistemi. Mai l'umanità ha avuto tanto potere su se stessa e niente garantisce che lo userà bene". Stiamo affondando in una "spirale di autodistruzione"Eppure, non tutto è perduto, "perché gli esseri umani, capaci di degradarsi fino all'estremo, possono anche superarsi, ritornare a scegliere il bene e rigenerarsi".

Ma il punto decisivo è questo, che il papa ribadisce con insistenza.

La preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l'impegno nella società e la pace interiore sono "inseparabili". C'è una "intima relazione" tra i poveri e la fragilità del pianeta, perché tutto nel mondo è intimamente connesso. 

Ne consegue che un vero approccio ecologico diventa sempre un approccio sociale. Il degrado ambientale e il degrado umano ed etico sono intimamente connessi. Non può essere autentico un sentimento di intima unione con gli altri essere della natura, se nello stesso tempo nel cuore non c'è tenerezza, compassione e preoccupazione per gli esseri umani. La scomparsa di una cultura, ad esempio, può esser grave come e più della scomparsa di una specie animale o vegetale.

È di nuovo l'approccio integrale.

Non ci sarà una nuova relazione con la natura senza un essere umano nuovoNon c'è ecologia senza un'adeguata antropologia. Allo stesso modo, "non ci sono due crisi separate, una ambientale e un'altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale". Ogni lesione della solidarietà e dell'amicizia civica provoca danni ambientali. 

Bella, per finire, a questo proposito, la provocazione sul debito estero dei paesi poveri, accanto al quale - dice il papa - occorre pure considerare il "debito ecologico" dei paesi ricchi, in termini di inquinamento e consumo delle risorse.